nave da crociera sul mare

La scimmia dell’assassino (ovvero l’importanza di una buona manutenzione)

Nella letteratura infantile, l’infantile è secondario.
Viene dopo la letteratura, e al limite è un di più.
È questo che cerca di far capire in tutti i modi María Teresa Andruetto, anche a rischio di fartelo uscire dal naso, nel suo Per una letteratura senza aggettivi (EquiLibri, 2014).

Questo non vuol dire che non ci siano libri che, per via di un certo sguardo o di una certa scrittura, stiano meglio di altri in mano ai giovani lettori; ma neppure significa che si possano fare sconti: il target deve essere subordinato alla qualità dell’opera.
Insomma: un buon libro per bambini deve essere innanzitutto un buon libro, e chiunque, potenzialmente, deve poterne godere, a prescindere dalla triste realtà celata negli uffici dell’anagrafe del suo Comune.
Credo che questa presa di posizione sia tanto apertamente condivisa quanto quotidianamente disattesa dal mercato editoriale.
Ci sono però delle lodevoli eccezioni. Adesso ci arriviamo.

cover di Per una letteratura senza aggettivi, M. T. Andruetto, equiLibri 2014.
Per una letteratura senza aggettivi, M. T. Andruetto, equiLibri 2014.

Botte da Orbil

Un altro tasto su cui batte la raccolta di saggi della Andruetto è l’importanza dei mediatori nel percorso di formazione di un giovane lettore. La letteratura non la fa solo chi scrive, ma anche i librai, i critici, i ricercatori, i bibliotecari, gli educatori, gli insegnanti, gli editori e, naturalmente, i lettori stessi. Tutti gli attori, insomma, che concorrono a creare un ambiente culturale fertile per la lettura.
In Italia, tra gli altri, un ruolo prezioso in questo senso lo svolge Alir (Associazione librerie indipendenti per ragazzi) con il suo Premio Orbil, che quest’anno è giunto alla decima edizione.
Personalmente non credo nei marchi di qualità di per sé stessi, ma in questo caso si tratta dell’espressione di un lavoro attento e competentissimo portato avanti da alcune delle migliori librerie per ragazzi del Paese.
E poi spesso mi trovo d’accordo con i risultati.

Finalisti del Premio Orbil 2021
Finalisti del Premio Orbil 2021.

In particolare, quest’anno, per la categoria narrativa 11/14 anni, ha vinto un libro che, per come la vedo io, è l’incarnazione delle tesi della Andruetto: La scimmia dell’assassino, di Jakob Wegelius (curioso paradosso che sia inserito in una fascia d’età, lo ammetto).

Certo, dal nome possiamo intuire che l’autore è nato a nord di Bolzano, quindi nulla di strano che sia stato pubblicato da Iperborea.
Potrebbe destare un po’ più di stupore, invece, il fatto che si tratti – almeno sulla carta – di un romanzo per ragazzi.
Da quando in qua Iperborea pubblica narrativa giovanile?
La risposta è semplice e precisa: da novembre del 2017, data di nascita della collana I Miniborei.
Realtà recente ma già insignita di importanti riconoscimenti, I Miniborei contano poche uscite all’anno ma scelte con grande cura e una linea editoriale pienamente coerente con quella della casa madre: far conoscere in Italia classici e contemporanei della letteratura nordeuropea.
E per farlo, lo stanno facendo bene: grazie a loro ho potuto leggere Ulf Stark, un autore di cui è davvero difficile non innamorarsi (segnalo in particolare Il bambino dei baci e Il bambino mannaro, due brevi storie il cui umorismo tenero e surreale scioglie il cuore).

Il bambino dei baci e Il bambino mannaro, di Ulf Stark, Iperborea, 2018 e 2019.

Animali rari

Ma torniamo al punto.
La scimmia dell’assassino, dicevamo, ha vinto il Premio Orbil nella categoria narrativa per ragazzi dagli 11 ai 14 anni.
Però non assomiglia molto alla maggior parte dei libri per ragazzi di quell’età in circolazione oggi.

Innanzitutto è un volumone di più di 500 pagine, ma non è un tomazzo fantasy sui draghi, sui i vampiri o su altre creature abissali: la protagonista è Sally Jones, una gorilla che non parla, ma che scrive, sente, pensa e ci racconta la sua storia come un umano.

La scimmia dell'assassino, di Jakob Wegelius, Iperborea 2020.
La scimmia dell’assassino, di Jakob Wegelius, Iperborea 2020.

Altra singolarità, questo libro riesce a mantenere un difficile equilibrio tra scrittura limpida, capace di fluire con morbidezza nel letto della narrazione, e lessico minuzioso, preciso fino allo specialismo quando si parla di meccanica e motori.
Sì, meccanica e motori, perché Sally Jones è una scimmia macchinista, un’esperta marinaia sempre vestita in tuta da meccanico che vive e lavora fianco a fianco con il suo Capo, il rude e allegro capitano Koskela. I due viaggiano sulla Hudson Queen, una piccola nave da carico che all’inizio della storia troviamo ormeggiata a Lisbona. I due saranno ingaggiati dal misterioso Alphonse Morro per un lavoretto apparentemente semplice e veloce: un piccolo carico di piastrelle da recuperare sul fiume Tago. Ancora non possono immaginare che si tratterà dell’innesco di una vicenda lunga e complessa, ricca di colpi di scena, che coinvolgerà fra gli altri: un’operaia dalla voce angelica, un costruttore di fisarmoniche calabrese, irlandesi pericolosi, poliziotti corrotti, golpisti, marajà viziati, ispettori golosi, cammelli con tre gobbe e una gentile, efficente, signora indiana.

ritratti di due personaggi de "La Scimmia dell'assassino" tratti dal dramatis personae all'inizio del libro
C’è persino il dramatis personae all’inizio.
Se Wes Anderson scrivesse romanzi, farebbe probabilmente qualcosa di simile.

Il gusto dell’avventura

L’hanno paragonato a Salgari e Verne, e sicuramente c’è un certo gusto dell’insolito, del fantastico e dell’esotico che lo imparenta a questi classici. Ma non si tratta semplicemente di manierismo nostalgico, di una riesumazione del romanzo classico d’avventura. Non c’è né la malizia dell’opera di fan service, né la pura ripetizione meccanica dell’ingenuo epigone.
È un’avventura – semplicemente un’avventura – che vale la pena di essere letta per quello che è: una sana boccata d’aria. Questo non significa che sia una storia di pura evasione e divertimento: il lettore passa attraverso i continenti dell’abbandono, dell’ingiustizia, del tradimento, della discriminazione, della compassione. Ma non ci viene condotto a forza e per forza: ci passa, appunto, attraverso. E può decidere lui quanto sostarci, quanto soffermarsi sul paesaggio, o quanto correre veloce al capitolo successivo.

Immagine tratta da "La scimmia dell'assassino", rappresenta un paesaggio con palme, il mare e una nave da crociera al largo
Vi ho mai raccontato di quella volta che ho vinto il campionato di cricket nel Punjab?

Lucidare le rotelle

Ognuno degli ottanta capitoli inizia con una raffinata illustrazione a china realizzata dall’autore stesso. Un lettore frettoloso potrebbe non darci grande peso, ma si tratta di un lavoro pazzesco, che deve aver richiesto un tempo e una fatica notevoli. È un atto d’amore smisurato nei confronti del lettore e della propria storia. Queste immagini sono esterne al flusso del testo eppure sono tutt’altro che accessorie alla narrazione: come capilettera miniati, invitano ad indugiare un istante sulla soglia del racconto; la sottigliezza dei particolari e il minuzioso chiaroscuro puntinato intrappolano l’occhio e lo costringono ad assorbire, quasi sottotraccia, un mood, una chiave di volino con cui intonarsi al capitolo.

Il mondo di Sally Jones è uno spazio tridimensionale, abitabile, che per stare in piedi ed essere credibile ha bisogno di tante cose, alcune delle quali, a volte, cadono fuori dallo sguardo, finiscono, oppure si rompono; ma non per questo cessano di esistere.
Tutto si può aggiustare. Anche nei momenti più disperati, anche quando il dolore inchioda la protagonista al suolo, nel letto, o dietro le sbarre, questa piccola ma preziosa consapevolezza le farà sempre visita. La vita non è perfetta, ma funziona.
È vero, niente è eterno, tutto si rovina prima o poi; ma non c’è quasi nulla che non si possa riparare con un po’ di pezzi di ricambio, grasso e curiosità di capire come funzionano le cose.

Immagine tratta da "La scimmia dell'assassino". Composizione in bianco e nero con una Rolls Royce in primo piano, più sullo sfondo una fisarmonica, un bicchiere da cocktail e delle carte da gioco.
Non so cosa darei per sentire un fado di Ana con l’accompagnamento di Fabolous Forzini!
Me lo immagino più o meno così…

Arrivederci e a presto, Sally Jones!

Sally Jones è un personaggio così vivo che sembra persistere oltre l’ultima pagina, e infatti straborda in altre opere dello stesso autore: l’albo illustrato La leggenda di Sally Jones (Orecchio Acerbo, 2017) e il seguito del romanzo, Den falska rosen, che verrà tradotto l’anno prossimo dallo svedese (sempre per Iperborea e sempre da Laura Cangemi).
Inutile aggiungere che lo aspetto con gioia.

La leggenda di Sally Jones, Jakob Wagelius, Orecchio Acerbo 2017
La leggenda di Sally Jones, Jakob Wagelius, Orecchio Acerbo 2017.


Altri articoli che potrebbero interessarti:

Lascia un commento